ROMA CITTA’ APERTA

Regia di Roberto Rossellini

con Aldo Fabrizi, Anna Magnani, Marcello Pagliero, Maria Michi

Drammatico/Guerra – Italia 1945, durata 100 minuti

SINOSSI

 

Gli Alleati sono sbarcati in Italia e avanzano verso nord, ma ancora non sono giunti nella capitale, dove la resistenza è già attiva. Giorgio Manfredi, militante comunista e uomo di spicco della resistenza, sfugge a una retata della Gestapo e si rifugia presso Francesco, un tipografo antifascista, il quale il giorno seguente dovrebbe sposare Pina, una vedova, incinta di lui, già madre d’un bambino, Marcello. La sorella di Pina, Lauretta, fa l’artista in un locale insieme a un’altra giovane, Marina, legata sentimentalmente a Manfredi, che però vuole troncare la relazione. Don Pietro, il parroco locale, non nega mai aiuto ai perseguitati politici e fa da staffetta dei partigiani; egli è benvoluto e rispettato da tutti, compreso Manfredi, e riesce a passare facilmente attraverso i controlli dei soldati tedeschi e delle SS senza destare sospetti.

Manfredi sfugge a un’altra retata tedesca, mentre Francesco è tratto in arresto. Nel momento in cui Francesco viene caricato sul camion che lo porta via, Pina grida tutta la sua protesta cercando di raggiungerlo, ma cade sotto il fuoco dei mitra davanti a don Pietro e al figlioletto. Più tardi Francesco riesce a scappare e si nasconde, con Manfredi, nell’abitazione di Marina. Scoppiano i dissapori e cresce il risentimento della ragazza per Manfredi, tanto che Marina, per ottenere una dose di droga, tradisce l’uomo denunciandolo a Ingrid, agente della Gestapo al servizio del comandante Bergmann. Manfredi viene così arrestato durante un incontro con don Pietro ed entrambi sono fatti prigionieri. I due uomini sono sottoposti ad interrogatorio per ottenere informazioni sulla giunta partigiana, ma entrambi si rifiutano di tradire i combattenti. Manfredi muore dopo aver subito numerose torture, mentre don Pietro viene fucilato. Nell’ultima scena Marcello e i suoi compagni assistono alla uccisione di Don Pietro, quindi fanno ritorno mesti di fronte al panorama di Roma illuminata all’alba.

 

COME È NATO IL FILM

Siamo nel settembre 1944. Roma è stata liberata dai nazifascisti da appena tre mesi. Roberto Rossellini ha persuaso la contessa Chiara Politi, amministratrice delegata della Cis Nettunia (Compagnia Italiana SuperFilm Nettunia), a produrre un film di ambientazione attuale di cui egli stesso sarà il regista. La prima idea della storia di Roma città aperta risale a un soggetto dello scrittore, giornalista e critico letterario Alberto Consiglio (1902-1973), La disfatta di Satana, ispirato alla figura di don Pietro Pappagallo, trucidato dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Il soggetto di Consiglio, ribattezzato Ieri, doveva essere il primo dei due episodi di Ieri – Domani, titolo del progetto iniziale.

Un secondo soggetto, attualmente perduto, era di Ivo Perilli, Turi Vasile (non accreditato) e Roberto Rossellini, ma pare che non ne sia rimasta traccia nella sceneggiatura. I due soggetti vengono acquistati dalla Cis Nettunia. La struttura ad episodi fu rapidamente abbandonata e si decise di intrecciare le vicende di personaggi diversi in un’unica storia, ambientata durante l’occupazione nazista. Alla sceneggiatura, basata sul soggetto di Consiglio, lavorarono dal dicembre 1944 Sergio Amidei, Consiglio, Celste Negarville e lo stesso Rossellini, cui si aggiunsero il giornalista e scrittore Ferruccio Disnan e Federico Fellini, una volta che Aldo Fabrizi accettò di essere uno dei protagonisti del film.

Infatti Disnan e Fellini, a quell’epoca, lavoravano già da anni per il comico romano, collaborando alle stesure dei film che interpretava. In seguito, Disnan si ritirò dal film per dissapori con Amidei. Il personaggio di Pina, (ispirato a Teresa Gullace, una popolana uccisa da un nazista) per cui si era pensato inizialmente a Clara Calamai, ma che fu assegnato ad Anna Magnani, non era previsto nel soggetto e fu inserito solo durante la stesura della sceneggiatura, che peraltro subirà altri cambiamenti significativi anche durante le riprese. Come osserva Stefano Roncoroni, “una versione definitiva della sceneggiatura non ci sarà mai”. La famosa sequenza dell’uccisione di Pina, stroncata mentre sta correndo dietro al camion dove hanno caricato il suo promesso sposo, era ispirata da una scenata di Anna Magnani nei confronti del suo compagno di allora, Massimo Serato.

Il titolo del progetto successivamente divenne Storie di ieri e fu con quel titolo che iniziarono le riprese, la notte del 17 gennaio 1945. Amidei trovò un finanziatore privato, Aldo Venturini, commerciante di tessuti, che da aprile, diventò il produttore del film per la Excelsa Film. La preparazione e la lavorazione del film saranno così accidentate da ispirare a Amidei questo commento: “Roma città aperta è un tale complesso di circostanze favorevoli da poter mettere in forse lo Spirito Santo”.

Nel febbraio del 1945 il titolo divenne Città aperta e dopo la metà di aprile assunse quello quasi definitivo di Roma, città aperta (inizialmente citato con la virgola). Le riprese terminarono ai primi di giugno del 1945. La prima proiezione pubblica si tenne al Festival del Quirino a Roma, il 24 settembre.

IL FILM E LA STORIA

Numerosi personaggi del film sono ispirati a figure reali del periodo dell’occupazione nazista di Roma (durata dall’8 settembre 1943 al 4 giugno 1944).

Don Pietro Pellegrini (interpretato da Aldo Fabrizi) nel soggetto era ispirato a don Pietro Pappagallo ma in fase di sceneggiatura fu modellato sulla figura di don Giuseppe Morosini, anch’egli impegnato ad aiutare la Resistenza, arrestato dalla Gestapo in seguito a delazione, torturato e fucilato il 3 aprile 1944 a Forte Bravetta. Secondo Roncoroni, fu una “sostituzione in corsa”, “sicuramente dovuta alla volontà di non evocare il luogo reale dov’era morto don Pappagallo, le Fosse Ardeatine, per non rievocare la causa che le aveva prodotte, ovvero l’attentato di via Rasella” (La storia di “Roma città aperta, Cineteca di Bologna – Le Mani, Recco 2006, p. 26). Quest’azione partigiana, infatti, aveva suscitato (e continua a provocare) innumerevoli controversie, perché espose la popolazione alla rappresaglia nazista e quindi si preferì evitare di citare l’attentato nel film. Ma le azioni di don Pietro a favore della Resistenza (procurare documenti falsi e asilo) corrispondono a quelle di don Pappagallo. Le ultime parole pronunciate da don Pietro (la stessa frase di Cristo sul Golgota), invece, coincidono con quelle dette da don Morosini.

Pina è ispirata ad una popolana romana, Teresa Gullace, madre di cinque figli e in attesa di un sesto (come il personaggio impersonato di Anna Magnani), uccisa da un soldato nazista il 3 marzo 1944, perché protestava per suo marito imprigionato alla caserma dell’81° Fanteria di viale Giulio Cesare. Amidei racconta di avere letto la notizia dell’assassinio della donna riportata da “l’Unità” il 15 marzo.

In Giorgio Manfredi (interpretato dal regista e attore Marcello Pagliero) alias Giovanni Episcopo alias Luigi Ferraris, ci sono connotati di Celeste Negarville, esponente di primo piano del PCI e direttore de “l’Unità”, anch’egli arrestato dai fascisti, e di altri membri della Resistenza e del PCI (compreso lo stesso Amidei, che avrebbe voluto fosse interpretato dall’attore di teatro Renato Cialente, morto in un incidente).

Giuseppe Albano detto “il Gobbo del Quarticciolo” ispirò il personaggio del ragazzino “gobbetto” che, con alcuni coetanei, intraprende azioni contro i nazifascisti.

Il maggiore Bergmann (Harry Feist) fu ispirato a Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma e a Eugen Dollmann, colonnello delle SS nella Capitale.

La fucilazione di don Pietro e le pressioni del Governo italiano

Nella sceneggiatura originale era scritto che don Pietro veniva fucilato da un plotone del PAI (Polizia dell’Africa Italiana), comandato da un ufficiale italiano.

Il 20 febbraio 1945, a riprese da poco iniziate, scattarono le pressioni del Governo: il Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi, ex presidente del CNL, appartenente al partito Democrazia del Lavoro, anche Ministro dell’Interno, ordinò al Ministero di intervenire: “Per vero la sentenza fu eseguita da altro Corpo di Polizia come ripetutamente reso noto dalla stampa quotidiana”. Tali pressioni furono accolte, tanto che a dare il colpo di grazia a don Pietro nel film, contro ogni verosimiglianza storica, non è più un ufficiale italiano ma un ufficiale tedesco.

I PROTAGONISTI: ROBERTO ROSSELLINI, ANNA MAGNANI, ALDO FABRIZI

Roberto Rossellini

Nato a Roma l’8 maggio 1906 da famiglia agiata, inizia la sua attività cinematografica come rumorista per il doppiaggio di film stranieri, aiuto montatore, collaboratore alla sceneggiatura di numerosi copioni, assistente alla regia di Luciano Serra pilota (1937) di Goffredo Alessandrini, esordisce nella regia con alcuni cortometraggi, Daphne (1936), Prélude à l’après-midi d’un faune (1937), La vispa Teresa (1939), Il tacchino prepotente (1939), Fantasia sottomarina (1940), Il ruscello di Ripasottile (1941).

Il suo debutto nel lungometraggio avviene con La nave bianca (1941), cui seguiranno altri due film di propaganda fascista, Un pilota ritorna (1942) e L’uomo dalla croce (1943). Roma città aperta (1945) segna la sua affermazione a livello internazionale e lo consacra come uno dei capofila del Neorealismo cinematografico italiano.

Fra gli altri suoi film, ricordiamo Paisà (1946), Germania anno zero (1948), L’amore (1948), Stromboli terra di Dio (1950), Francesco, giullare di Dio (1950), Europa ’51 (1952), Viaggio in Italia (1953), India – Matri Bhumi (1959), Il generale Della Rovere (1959), La presa del potere da parte di Luigi XIV (realizzato per la televisione francese nel 1966) e Il messia (1975).

È morto a Roma il 3 giugno del 1977.

Anna Magnani

Nata a Roma il 7 marzo 1908, frequenta a diciannove anni la scuola d’arte drammatica Eleonora Duse, diretta da Silvio d’Amico, quindi entra nella compagnia teatrale Vergani-Cimara, diretta da Dario Niccodemi. Nel 1934 passa alla rivista, recitando accanto ai fratelli De Rege, ma interpreta anche spettacoli da pièce di Robert Emmet Sherwood, Eugene O’Neill.

Un notevole successo lo riscuotono le riviste interpretate accanto a Totò, Quando meno te l’aspetti (1940), Volumineide (1942), Che ti sei messo in testa? (1944) e Con un palmo di naso (1944).

All’inizio degli anni Quaranta, la sua carriera cinematografica (debutta nel 1928 con un piccolo ruolo in Scampolo di Augusto Genina) vanta già diciannove titoli – fra cui Teresa Venerdì (1941) di Vittorio De Sica, Campo de’ fiori (1942) di Mario Bonnard e L’ultima carrozzella (1943) di Mario Mattòli, questi ultimi due accanto ad Aldo Fabrizi.

Ma è il ruolo di Pina in Roma città aperta a consacrarla come una delle più importanti attrici italiane (per la sua interpretazione, ottenne il primo Nastro d’Argento del Dopoguerra), con un temperamento che domina tutti i registri, da quello drammatico al tragico all’umoristico.

In seguito ritrovò Rossellini in L’amore (1948) e recitò anche sotto la regia di Alberto Lattuada (Il bandito, 1946), Luigi Zampa (L’onorevole Angelina, 1947), Mario Camerini (Molti sogni per le strade, 1948 e Suor Letizia, 1957), Luchino Visconti (Bellissima, 1951, e l’episodio di Siamo donne, 1953), Jean Renoir (La carrozza d’oro, 1952), George Cukor (Selvaggio è il vento, 1957), Sidney Lumet (Pelle di serpente, 1959), Mario Monicelli (Risate di gioia, 1960), Pier Paolo Pasolini (Mamma Roma,1962) e Federico Fellini (Roma, 1972).

Nel 1956 vince il Premio Oscar come miglior attrice protagonista per La rosa tatuata (The Rose Tatoo, 1955) di Daniel Mann.

È morta a Roma il 26 settembre 1973.

Aldo Fabrizi

Nato a Roma il 1° novembre 1905 da famiglia umile, esordì con la Filodrammatica Tata Giovanni, poi diventò macchiettista impersonando caratteri romani che lo resero popolarissimo, come una serie di maschere originali (il tramviere, il vetturino, il pescivendolo, il portiere), tanto che costituì una propria compagnia nel 1937. Esordì al cinema con Avanti c’è posto… (1942) di Mario Bonnard.

Quando gli fu proposto il ruolo di protagonista di Roma città aperta – la sua prima parte drammatica – era uno degli attori più affermati del cinema italiano.

Fra le altre sue interpretazioni, bisogna ricordare Mio figlio professore (1946) di Renato Castellani, Vivere in pace (1947), Signori, in carrozza! (1951) di Luigi Zampa, Il delitto di Giovanni Episcopo (1947) di Alberto Lattuada, Prima comunione (1950) e Altri tempi (1952) di Alessandro Blasetti, Francesco, giullare di Dio (1950) di Roberto Rossellini, Parigi è sempre Parigi (1951) di Luciano Emmer, Vita da cani (1950) e Guardie e ladri (1951) di Steno e Monicelli, La voce del silenzio (1953) e Cose da pazzi (1954) di Georg Wilhelm Pabst, Donatella (1956) di Mario Monicelli (1956), Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956) di Mauro Bolognini (1956), I tartassati (1959) di Steno e C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola. Tra il 1948 e il 1957 ha diretto una decina di film, fra cui Emigrantes (1948), La famiglia Passaguai (1951), Hanno rubato un tram (1954) e Marsina stretta (episodio di Questa è la vita, 1954).

È morto a Roma il 2 aprile 1990.