Cineteatro Astrolabio
via G. Mameli, 8
20852 Villasanta MB
Regia di Silvio Soldini
con Elisa Schlott, Max Riemelt, Alma Hasun, Nicolo Pasetti, Marco Boriero
Genere Drammatico – Italia/Svizzera 2025, durata 123 minuti
Il cinema di Silvio Soldini ha da sempre prestato una grande e profonda attenzione all’universo femminile, avvicinandolo con curiosità e rispetto per scrutarne le sfumature, anche le meno visibili.
Compiendo per la prima volta un balzo indietro nel passato, realizzando quindi il suo primo film ‘in costume’, Soldini continua la riflessione sul corpo delle donne violato. In questo caso le protagoniste sono costrette a mettere a repentaglio quotidianamente la propria vita mentre le si considera quasi delle privilegiate. Si nutrono di ciò che mangia il Führer mentre intorno a loro, con il passare del tempo, si fa sempre più fatica a trovare del cibo.
Soldini offre originalità alla riflessione tipica delle questioni legate agli orrori del nazismo. Qui non si tratta di una persecuzione nei confronti di ebrei, comunisti, omosessuali e comunque ‘diversi’. Qui la diversità, che però diviene necessaria alla sopravvivenza del Capo, è data dall’essere donne.
Non ci sono assaggiatori ma solo assaggiatrici. Gli uomini sono presenti ma si collocano intorno al tavolo. Sono le guardie e il cuoco. Chi deve mettere a repentaglio giorno dopo giorno la propria esistenza però sono loro: le donne.
Soldini le accompagna con una camera che le affianca sia nei momenti collettivi che in quelli in cui possono emergere i sentimenti più intimi e magari, come nel caso di Rosa, più contraddittori. Lo fa con una partecipazione, un’immersione diretta, in una situazione in cui nessuna opposizione era consentita perché il Potere aveva buon gioco su un gruppo ristretto una cui appartenente, in aggiunta, era una fanatica nazista.
Ne nasce un film che merita la visione dimostrando che un vero autore può rimanere se stesso anche tentando nuove strade ed affrontando storie che sembrano lontane nel tempo ma che possono purtroppo ripresentarsi, mutando magari forme, nella storia di quella che chiamiamo umanità.
Regia di Valerio Mastandrea
con Valerio Mastandrea, Dolores Fonzi, Lino Musella, Laura Morante, Giorgio Montanini
Genere Drammatico – Italia 2024, durata 92 minuti
Una delle chiavi di lettura della seconda regia di Valerio Mastandrea dopo Ride è proprio il titolo, perché per un attore che ha fatto del proprio atteggiamento laconico e apparentemente disincantato la sua cifra prendere in considerazione la possibilità di un “nonostante” è già una piccola rivoluzione: sappiamo di dover morire ma nonostante questo viviamo; non sappiamo nulla dell’amore ma nonostante questo amiamo. La parabola del film è surreale e onirica, ma affonda palpabilmente le sue radici in un dolore autentico e lacerante che riguarda la paura della morte propria e delle persone amate, e che colpisce un cinquantenne per cui questo rischio è diventato improvvisamente più tangibile: non sorprende che Nonostante sia dedicato ad Alberto Mastandrea, il padre di Valerio scomparso nel 2023.
Una parte del protagonista pensa che niente serva a niente, l’altra reagisce con un “non è detto”; da un lato l’uomo sa che tutti prima o poi dobbiamo “lasciare la stanza”, dall’altra afferra le mani di un amico e abbraccia una donna recuperando in quell’attimo un anelito all’eternità. Nonostante inizia con un funerale ma coltiva la speranza in qualche forma di infinito, ponendosi gli stessi quesiti esistenziali rispetto alla morte e all’amore di Il paradiso può attendere di Warren Beatty (la donna di cui il protagonista si innamora ricorda il personaggio interpretato da Julie Christie) e di Ghost (con tanto di ruolo-tramite fra i vivi e i morti), ma ci sono dentro anche lavori interpretati in precedenza da Mastandrea, come Non pensarci e La linea verticale.
Nonostante è un film visceralmente personale, che si esprime attraverso una leggerezza quasi naif, attenta più a veicolare lo straniamento rispetto al dolore che le capacità autoriali del regista: più a concentrarsi sul salto in lungo che sul salto in alto. La mano solida di scrittura e la sensibilità dello sceneggiatore Enrico Audenino accompagnano bene l’espressività di Mastandrea, rispettandone le peculiarità e l’intimità segreta.