Cinema Politeama
Multisala
via Galimberti, 16
Seveso MB
Regia di Pablo Larraín.
Con Angelina Jolie, Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Haluk Bilginer, Kodi Smit-McPhee. Genere Biografico, – USA, Italia, 2024, durata 123 minuti.
Il 16 settembre 1977 Maria Callas muore a 53 anni nel suo appartamento di Parigi, dove viveva sola con l’unica compagnia dei fidatissimi Ferruccio, autista e maggiordomo, e Bruna, la domestica. Nella settimana precedente alla morte, e a più di quattro anni dall’ultima performance, la straordinaria soprano greco-statunitense fa i conti con il peso della sua fama, con il ricordo ancora forte del compagno Aristotele Onassis e, forse, con un ultimo tentativo di tornare a calcare i palcoscenici dell’opera, pur indebolita e con una voce nella quale lei per prima non riconosce più il timbro de “la Callas” e delle sue indimenticabili interpretazioni.
La galleria femminile di Pablo Larraín aggiunge un ulteriore quadro, non a caso intersecando vecchie conoscenze: Maria (Callas) parla a distanza, per ovvi motivi, con Jackie e c’è un momento in cui le due donne in quest’ultimo film si sfiorano al capezzale di Onassis. È uno dei momenti più toccanti di quest’ultimo lavoro del regista cileno, al pari di quello, ma nel caso più sferzante, con John Kennedy e insomma anche in questo caso si torna sempre là, a questa specie di duello a distanza. È curioso che anche il terzo film della Mostra, e il primo in Concorso, si apra con una morte: quella appunta della grande soprano, distesa sul pavimento, mentre ne viene constatato legalmente il decesso e noi osserviamo la scienza con rispetto da un’altra stanza.
IL GAZZETTINO
Regia di Jacques Audiard.
Con Zoe Saldana, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Adriana Paz. Genere Commedia, Musical, Poliziesco, – USA, Messico, 2024, durata 130 minuti.
Manitas del Monte, feroce barone di un potente cartello messicano, ha deciso di cambiare radicalmente vita. Cresciuto in un contesto machista, patriarcale e criminale, ha soffocato per anni il suo essere profondo. Ma non è mai troppo tardi per diventare donna. Per realizzare il suo più grande desiderio, fa rapire Rita Moro Castro, giovane avvocato brillante al servizio di un grosso studio legale, più interessato a fare assolvere criminali che a servire la giustizia. Manitas recruta Rita per gestire transizione e futuro: simulare la sua morte con moglie e figli e ricominciare altrove. Poi Manitas diventa Emilia ma il passato fatica a passare come i rimorsi. Rientrata in Messico, cinque anni dopo, decide di riprendersi la sua famiglia e di restituire al suo Paese i corpi dei suoi martiri. Ma una questione di cuore tuonerà tempesta.
È uno spettacolo che si reinventa continuamente, un film pieno e generoso, a fior di pelle, di un’empatia totale, di un humour feroce e un senso consumato del tragico. Le giunture saltano e Jacques Audiard mescola le carte con gli ormoni, raccontando i destini musicali di un temibile boss pentito e del suo alleato avvocato, arenata in un mondo di uomini.